La Milano dei Brambilla e di Buzzati

Pizziolo, M 1998, La Milano dei Brambilla e di Buzzati. Tre amici nel naufragio dei giorni, Gallone Editore, Milano.

Affascinante ricostruzione dell’amicizia che legò per tutta la vita Dino Buzzati ai fratelli Arturo e Alberto Brambilla. Attraverso un corpus straordinario di lettere inedite vengono portate alla luce tre straordinarie figure di intellettuali. Il più noto, Dino Buzzati, si rivela in una dimensione diversa, privata. Un uomo che senza pudori si racconta ai suoi amici.

“Secondo me le lettere devono essere una conversazione scritta”: questa era l’idea di Buzzati. E davvero attraverso le centinaia di lettere che i tre amici si sono scambiate proviamo l’emozione di assistere ai loro colloqui, che si svolgono in un’intimità, con una sicurezza di intesa, che non ha niente a che vedere con l’esposizione di sé offerta da chi sa di scrivere per dei lettori sconosciuti. Scorrere le centinaia di fogli di questa fittissima corrispondenza è un po’ come poter premere l’acceleratore del tempo. Insieme alle pagine, scorre la vita dei tre: dall’effervescenza della fanciullezza alle nebbie adolescenziali, dalla frenetica corsa per arrivare ai dubbi sul valore dei traguardi raggiunti.

“Siamo abituati a considerare la vita, il panorama breve del nostro mondo un universo statico, immutabile. Ma quello che ci promettiamo eterno è solo l’istantanea di qualcosa che sta lentamente scivolando via. Il nostro mondo è la successione di tanti fragili mondi, il nostro tempo è un’ininterrotta, ma definita sequenza di istanti. Tutte le volte ce ne rendiamo conto troppo tardi. Davanti alla perdita irreparabile di qualcosa o qualcuno che credevamo nostro per sempre. Succede a tutti. Successe a Dino Buzzati, il giorno in cui morì Arturo Brambilla. Quell’amicizia preziosa l’aveva messa da parte, ci sarebbe stato tempo, un giorno: ‘il tesoro era là chiuso sempre nella cassaforte e nessuno poteva toccarlo, bestia che ero, non pensavo che un giorno, senza che nessuno la violasse, la cassaforte poteva restare vuota’. Nel naufragio dei giorni era quella la zattera su cui salire: l’amicizia. Fatta di intese profonde, nutrita di aspirazioni comuni, di intelligenze chiare. Più forte dell’amore, di cui non conosce la cecità, i rovelli, le pene. Era l’amicizia dunque, non l’amore, la cosa che comincia per a: la soluzione all’inganno del tempo”.