Donato Frisia. L’invenzione del vero

Pizziolo, M 1992, Donato Frisia. L’invenzione del vero, Bolis, Bergamo.

La prima ricostruzione storico critica della figura di Donato Frisia, artista lombardo attivo nella prima metà del novecento. Apprezzato da artisti come Braque o Amedeo Modigliani, che gli dedicò ben cinque ritratti.

“Se Donato Frisia fosse nato a Parigi, oggi l’Europa avrebbe un altro suo Utrillo”, si rammaricava Ivo Senesi nel 1950. “Sventuratamente l’Italia, questo vivaio inesausto di artisti, è così fatta: che appena oggi, all’estero, si comincia a sapere che il nostro Ottocento ebbe alcuni grandi maestri della pittura”. E, qualche anno dopo, gli faceva eco Mario Radice, commentando amaramente: “Se Frisia fosse nato e cresciuto a Parigi il suo nome sarebbe noto probabilmente sul mercato internazionale. Egli è nato e cresciuto in questa benedetta Italia di oggi in cui, salvo rarissime eccezioni, soltanto dopo la morte vengono onorati gli artisti migliori”.
Frisia viveva la ricerca astratta come un’assurda forma di presunzione: quella di poter superare la magia della realtà. “Il bello nel vero”, questo era il suo credo. Una convinzione radicata che lo tenne sempre saldamente ancorato all’immagine reale. “L’arte è una creazione d’amore”, ha scritto. Ed è proprio così, si può inventare il vero: basta saperlo guardare.

Conferenza inaugurale della mostra ‘Donato Frisia. L’invenzione del vero’. Accanto a Marina Pizziolo, Ennio Morlotti ed Ernesto Treccani, autori di due testimonianze su Donato Frisia raccolte nel catalogo della mostra.
Conferenza inaugurale della mostra “Donato Frisia. L’invenzione del vero”. Accanto a Marina Pizziolo, Ennio Morlotti ed Ernesto Treccani, autori di due testimonianze su Donato Frisia raccolte nel catalogo della mostra.